Protagora di Abdera è il primo sofista che svolse la sua attività d’insegnamento, girovagando per le città della Grecia. Soggiornò ad Atene in più occasioni. Pericle nel 444 a C. costituì la colonia di Turi e Protagora prese parte al progetto di legislazione della città scrivendone una Costituzione. Ad Atene Protagora fu osteggiato dalla classe aristocratica poiché, attraverso la sua scuola, insegnava a ribellarsi allo statu quo della morale, delle leggi in essere, della religione, ma soprattutto perché diffondeva la cultura fuori dalla cerchia del potere in essere. Inoltre aveva molto ascendente fra i giovani, era straniero, e anche ateo sulle scie del suo maestro Democrito. L’occasione per liberarsi della sua presenza avvenne nel 411, anno in cui diede pubblica lettura del suo scritto Sulle divinità il cui incipit si propone in questa forma: “ Riguardo agli dei, non ho la possibilità di accertare né che sono, né che non sono, opponendosi a ciò molte cose, fra le quali l'oscurità dell'argomento e la brevità della vita umana". A causa di questa introduzione, gli ateniesi fecero bruciare le sue opere sul mercato, dopo averne sequestrate le copie in circolazione dall’autorità preposta. Poi lo espulsero dalla città per empietà e vilipendio alle Divinità.Gli intellettuali ateniesi, ai tempi di Pericle, erano diventati scettici riguardo alla morale e alle virtù delle divinità olimpiche e la dichiarazione di Protagora, appena citata, in realtà non fu per nulla irriguardosa nei confronti delle divinità, ma destinata a sospendere il giudizio su argomenti metafisici o religiosi irrisolvibili, in mancanza di conoscenza sufficiente.Platone, nell’analizzare il periodo storico dei tempi di Protagora fondatore della sofistica, scrive nel Sofista [231a]: “Infatti, il lupo assomiglia al cane, l’animale più selvaggio a quello più domestico”. Nel contesto la veste del lupo è quella del sofista. La sua dialettica è sempre in agguato a dimostrare che la Verità in assoluto non esiste e che riguardo a ogni oggetto si aprono due possibili ragionamenti contrapposti, ma non per dimostrare che uno di essi sia vero e che l’altro sia falso, dipendendo il tutto dalle circostanze o situazioni in ogni caso soggettive. Il discorso elegante e il logos sapiente conducono a dimostrare la verità là dove non è plausibile, quindi la ricerca della verità in senso oggettivo non è possibile. Esiste solo la verità soggettiva. Di più, la stessa ondeggia fra il vero e il falso sullo stesso episodio fra due soggetti.Affascina poi il suo famoso detto: “L’uomo è misura di tutte le cose, di quelle che sono in quanto sono, e di quelle che non sono in quanto non sono ". I filosofi e i pensatori di tutto il mondo anche oggi stanno disputando sul concetto.Già appare evidente che Protagora non accetta il Principio dell’essere e del non essere di Parmenide, e fin qui nulla da eccepire. È un’idea che si può condividere oppure no. Il detto fa pensare al concetto sostanziale del metro, cioè dell’uomo, al centro dell’universo, il quale uomo è misura di se stesso, cioè è giudice di tutte le cose, anche di quelle che non sono. Da lì a passare all’azione per soddisfare il suo tornaconto personale, il passo è breve, ma i danni a carico della collettività non saranno pochi né di breve durata.